sabato 23 giugno 2007

SESSA AURUNCA la città degli AURUNCI
Eugenio Luxardo (*)



SESSA AURUNCA è una cittadina in provincia di Caserta, posta tra GAETA e TEANO, a circa 203 metri sul livello del mare, sulle pendici del vulcano spento di Rocca Monfina.
SESSA AURUNCA é un importante riferimento urbanistico della nostra storia italiana, con rilevanti caratteristiche culturali e commerciali . Si trova al centro della fertilissima zona collinare della Pianura del fiume Garigliano, con una produzione agricola molto apprezzata soprattutto per olio e vino, noti e sfruttati già in epoca romana, con numerosi insediamenti produttivi.
SESSA AURUNCA, ebbe grande sviluppo e massima fioritura in età repubblicana e con l'impero romano.
Ora, presenta una struttura urbanistica a carattere medievale, su radici romane e pre-romane.
Ogni secolo passato ha lasciato la propria impronta in monumenti di notevole importanza ed interesse storico ed artistico come :
· la Cattedrale, senza dubbio il più importante monumento di Sessa costruita nel 1103 d.C.;
· l’anfiteatro greco- romano;
· il criptoportico ;
· le terme romane;
· il castello medievale sui resti della torre aurunca - romana;
· il ponte romano con 21 archi a tutto sesto sul rio Travata.
I primi colonizzatori greci della Magna Grecia chiamavano Ausoni gli abitanti di origine indoeuropea dell'età preistorica della Campania e della Calabria. Gli Ausoni scom­pariranno sotto la dominazione romana, l'AUSONIA verrà identificata con l’Italia intera e con tutti gli Italici. L'AUSONIA simboleggia il Meridione d’Italia nelle sue radici e viene unita all’immagine di Federico II, grande sovrano del Sud Italia.
Gli AURUNCI, il cui nome deriva da Auso­nici, Auronici, Auronci, erano gli abitanti della zona dei monti ora chiamati Aurunci confinante a nord-ovest con i Volsci dei monti Ausoni, a nord-est con i Sidicini stanziati a Sidicum nella zona di Teano, ad est coi Caudini stribù sannita, a sud con le altre tribù campane ed a ovest con il mar Tirreno. Gli AURUNCI parlavano la lingua locale : l'OSCO, lingua autoctona con tracce di greco - etrusco.
Già nel IX sec. a.C. gli AURUNCI, erano in buoni rapporti con gli Etruschi che a loro volta avevano mantenuto nella zona il contatto coi Greci coi Lucani ed i Sanniti. Gli AURUNCI fondarono la pentapoli delle cinque città Aurunche: SUESSA, AUSONA, MINTURNAE, SINUESSA, e VESCIA, unendole nella “federazione delle città aurunche”. Nel 337 a.C. i Sidicini, alleati dei romani, occuparono e distrussero varie città degli AURUNCI, i quali si insediarono sulla collina dell’attuale Sessa Aurunca, che fu denominata : "SUESSA AURUNCA" per distinguerla dalla vicina colonia di SUESSA POMETIA, città dei Volsci. SUESSA POMETIA, alleata con gli Aurunci, pur essendosi arresa tempestivamente alle legioni romane, venne distrutta dai romani, che non risparmiarono né le persone né la città. I notabili vennero decapitati, i cittadini resi schiavi, la città rasa al suolo.
I romani completarono la distruzione di tutte le altre città della “federazione delle città aurunche”.
Nel 314 a.C. SUESSA AURUNCA diventa colonia di diritto latino "ager populi romani".
Solo alla fine della seconda guerra punica, verso il 211 a.C., i romani riuscirono a stabilire il loro dominio su tutte quelle terre. Nel 20 a.C. Augusto nomina Sessa Aurunca: " COLONJA JULIA FELIX CLASSICA SUESSA" .
Verso il 120 d.C. l’ imperatore ADRIANO, amante della cultura greca, si interessa dello sviluppo urbanistico di SUESSA.
Nel 313 d.C. esplode la libertà di culto per i cristiani e inizia la trasformazione urbanistica con la definitiva decadenza della città romana. Negli anni successivi SUESSA AURUNCA segue le vicende storiche di Capua, Salerno, Benevento e Gaeta. Dopo il terremoto del 1688 SUESSA AURUNCA riceve un impronta barocca.
Nel 1864 SUESSA torna ad essere : "SESSA AURUNCA".
o Il complesso archeologico di SESSA AURUNCA è costituito dai resti dell' antica SUESSA, l'ultimo caposaldo degli Aurunci, poi colonia romana, ricca città d’epoca repubblicana ed imperiale. Essa era chiusa dalle mura romane, di cui rimangono pochi ma significativi resti, e che inglobavano numerosi ed importanti edifici romani.
La città conserva ancora, anche se stravolta dai secoli, le tracce delle vie romane : il cardo ed il decumano.
Il cardo, nord - sud coincide con l’attuale corso Lucilio . Il decumano passava, ortogonalmente al cardo, a fianco dell’attuale chiesa di sant’Anna.
Si ritiene che il Foro Romano si sviluppasse tra i giardini dell’ attuale Villa Comunale e la chiesa di S. Anna in Piazza Tiberio. In questa piazza, ancora oggi, possono essere visitati i resti di muri romani e di locali ritenuti appartenenti ad un edificio termale a quota meno 10 metri circa, corrispondente al livello dell’allora Foro romano.
Procedendo verso nord dal cardo si usciva dalla città aurunco-romana, lasciando a sinistra la torre, trasformata dai Longobardi e dai Normanni e successivamente nelle varie epoche sino ad assumere l’attuale aspetto di “castello ducale”. Dal lato occidentale dal decumano si usciva dalla cinta muraria romana e si giungeva allo stesso livello del Criptoportico che ora si trova sotto l’attuale convento di S. Giovanni a Villa.
o Il grandioso Criptoportico è un monumento del complesso archeologico di SESSA AURUNCA, tra i pochi in Europa così grandi e ben conservati. E’ posto fuori dalle mura romane, alla medesima quota dell'ex Foro Romano, sotto il suddetto convento di San Giovanni .
L'archeologo Amedeo Maiuri nel 1926 si interessò degli scavi. Il Criptoportico, con due corridoi paralleli di oltre 120 metri, ha avuto certamente carattere pubblico in epoca romana, probabilmente era utilizzato a spazi al coperto per gli allenamenti e gli spogliatoi dei gladiatori nonché al passaggio imperiale dal Foro Romano.
Sono previsti rilievi topografici ed aereofotogrammetrici della zona, che permetterebbero, tra l'altro, di identificare meglio la conformazione urbanistica archeologica e l'eventuale coincidenza dell'asse del Criptoportico con l’asse del sottostante Teatro, il che farebbe confermare o meno gli usi e la destinazione degli ambienti e dei percorsi.
o Il bellissimo ed imponente TEATRO detto “romano”, sottostante la terrazza del Criptoportico, è posto a sud, anch'esso al di fuori della cinta muraria romana. La costruzione dell'edificio presenta caratteristiche a struttura greca, in parte scavato nella roccia, probabilmente risalente agli Aurunci, ritenuti dai romani : “popolazione poco evoluta”. Si pensa sia stato completamente "ristrutturato" ai tempi dell’imperatore Augusto in un periodo di floridezza per SESSA AURUNCA. Verso il 100 d.C., la cognata dell’imperatore ADRIANO, “MATIDIA MINORE”, fece ricostruire l’edificio. Matidia, avendo finanziato la ricostruzione, volle essere rappresentata con una statua collocata nel teatro, come divinità salvatrice “Aura”, con le vesti svolazzanti in porfido nero. Questa statua è ora conservata nel museo di SESSA AURUNCA assieme a quelle degli imperatori TRAIANO ed ADRIANO. Verso la fine del IV secolo d.C il Teatro venne smantellato. Colonne capitelli e statue, in epoche successive, vennero utilizzati in altri edifici di SESSA AURUNCA. Nel medioevo vennero fusi molti marmi del TEATRO, per ottenere la calce.
Approfondite indagini archeologiche vennero compiute fra il 1994 e 1999. Il TEATRO è stato portato alla luce nel 2003, poteva ospitare oltre 8.000 spettatori, aveva strutture che raggiungevano l’altezza di circa 20 metri, una cavea di circa 110 metri di diametro e gradinate in calcare bianco.
Il palcoscenico rialzato di circa 40 metri di diametro, aveva tre ordini sovrapposti di 84 colonne, con i relativi capitelli, architravi, fregi vari, con marmi provenienti dall'Egitto, dalla Numidia e dalla Grecia.
Gli impianti idrici delle fontane e quelli delle acque di scarico risultano, ancora, in buono stato di conservazione.
Esisteva una scala monumentale d’accesso al TEATRO, ora in parte sistemata a carattere provvisorio.
Sono in corso studi per accertarne le effettive quote d'accesso delle varie epoche. o È ancora possibile vedere, nei pressi dell'Appia antica, verso Avezzano e Sorbello, il bellissimo Ponte degli Aurunci, che attraversa il Rio Travata, a circa 1,5 Km dalla porta sud delle ex mura romane di SUESSA AURUNCA, ora porta dei Cappuccini. Il ponte, faceva parte della via Adrianea, voluta dall’imperatore ADRIANO nel primo secolo dopo Cristo. Aveva attività daziaria con funzione di “statio”. Il ponte è a struttura romana, lungo circa 170 metri, con 21 arcate a tutto sesto, di circa 20 m. di altezza. Sono conservati tratti della pavimentazione antica realizzata in blocchi vulcanici.

Agli architetti ed agli archeologi ufficialmente incaricati, unitamente ai loro collaboratori, viene demandato il compito di redigere progetti e dirigere i lavori, predisporre gli atti contabili, dar luogo ad ogni iniziativa che riguardi la tutela dei valori storici ed artistici legati ai luoghi.
Fortunatamente i valori archeologici di SESSA AURUNCA sono perfettamente conservati e protetti dalla Soprintendenza per i beni archeologici di Napoli e Caserta, la quale sta portando avanti un progetto di studi e ricerche di ampio respiro nella zona del teatro romano e criptoportico, che nasconde ancora rilevanti sorprese.
È necessario, quindi, aprire canali amministrativi in grado di coordinare i rapporti tra i vari organi preposti alla tutela del “nascosto” ed i privati, in modo da facilitare i lavori di manutenzione e di ricerca.
Allo scopo di migliorare la salvaguardia dei beni archeologici e culturali di SESSA AURUNCA, é auspicabile la pubblicazione e la divulgazione di una cartografia archeologica chiara, completa e sempre aggiornata della città, con piante e sezioni. Grazie anche alla gentilezza degli abitanti della zona, che dimostrano, con coscienza collettiva, quanto amino la loro terra, la propria storia e l’archeologia, é possibile visitare il museo, i vari monumenti e i tanti i luoghi archeologici della zona, ancora ben conservati, che richiedono l'attenzione non solo turistica . o


(*) architetto

allegati :
1) foto TEATRO detto "romano";
2) foto del ponte degli Aurunci;
3) piantina della città romana.



CUMA la più antica città della Magna Grecia

Virgilio narra che Dedalo, costruttore delle ali di cera, padre dello sventurato Icaro, trovò
rifugio sull'Acropoli cumana e vi fece erige un tempio ad Apollo.

di Eugenio Luxardo (*)


CUMA chiamata CUMAE dai romani, era l'avamposto roccaforte più isolato ed avanzato dei coloni greci a settentrione nell'Italia meridionale, situato su un promontorio alto circa 80 m. sul livello del mare, antico cratere dominante a strapiombo sulla costa.
Divenne una delle più antiche, floride e potenti città della Magna Grecia, chiamata dai greci : Kymè, fondata verso il 750 a.C. dagli abitanti di Kymè dell'Eolide dell'Asia Minore, uniti agli abitanti delle città di Eretria e Calcide dell'isola greca di EUBEA, e dalle altre schiere elleniche di emigranti ioni, dori ed achei, che avevano già colonizzato la vicina ISCHIA chiamata da loro Pithekoussai. Va ricordato che la colonizzazione greca non è mai stata in realtà un impero coloniale. I nuovi insediamenti erano comunità sovrane ed autonome dalle loro città d'origine. Erano dimore lontane e separate apoikiai.
La presenza umana risale sin dall'età del Bronzo nel territorio di Cuma. La zona era stata esplorata da naviganti fenici e micenei , già abitata da popolazioni autoctone Cimmeri ed Osci che nei vari secoli si unirono ad altri popoli. Tracce della civiltà ellenica sono evidenti in tutto il territorio.
Per tanti secoli la zona è stata centro di attività militare.
I resti archeologici di CUMA si trovano in Campania, nell'area dei Campi Flegrei a pochi chilometri ad ovest da Pozzuoli . Lo stato attuale dei luoghi si é completamente trasformato coi secoli a causa delle vicende storiche e dei movimenti tellurici bradisismici.
I campi FLEGREI devono il loro nome dalla parola greca "ardente". Furono, infatti, i primi coloni greci che diedero questo nome alla grande area vulcanica che si estende a occidente del golfo di Napoli sino a Cuma. La zona vulcanica é ricca di sorgenti ter­mali, di solfatare, di esalazioni di anidride carbonica e zolfo e soprattutto ricca di antichi crateri, in alcuni dei quali si sono formati i laghi di Averno, di Fusaro, di Lucrino e di Miseno. I Campi Flegrei sono ricchi di storia e di arte e conservano un fascino misterioso. La civiltà, la cultura, il culto ellenico da questi luoghi si diffusero in tutta la penisola. Il fascino del territorio é dato dalle bellezze naturali e dalle stupende opere dell’uomo .
Johann Wolfgang Goethe diceva : "É la regione più meravigliosa del mondo, sotto il cielo più puro ed il terreno più infido, ..... una terra col solo respiro delle pietre, deserta, con acque in ebollizione, coi resti di una storia disegnata nei vulcani spenti e semispenti".
Kymè, la città ellenica ora scomparsa, ebbe un periodo di particolare floridezza nel VII e VI secolo a. C.. Nel 531 a.C., i Cumani permisero ai Samii di occupare il territorio dell'attuale Pozzuoli, ove fondarono Dikaiarcheia : "città della giustizia".
Kymè si trovò a contatto degli Aurunci e delle altre popola­zioni della Campania.
Gli Etruschi, avevano portato la loro cultura ed i loro commerci in tutte quelle zone del sud e soprattutto nella vicina Capua ove avevano sviluppato il loro centro più importante.
Lo scontro tra Greci ed Etruschi fu inevitabile. Nel 524 a.C., gli Etruschi attaccarono, si combatté una prima grande battaglia presso CUMA e gli Etruschi furono vinti dai Greci. Nel 474 a.C. gli Etruschi furono definitivamente sconfitti in una battaglia navale. Il pericolo Etrusco si era allontanato ma per Kymè iniziò la inesorabile e lenta decadenza.
Nel 421 a.C. CUMA fu occupata dai Sanniti . Nel 338 a.C. i Romani invasero tutta la Campania e CUMA ricevette la CIVITAS SINE SUF­FRAGIO, cittadinanza senza diritto di voto e di servirsi della lingua latina negli atti ufficiali, con la "civitas optimo iure" del "municipium". Kymè diventò CUMAE. L'imperatore Ottaviano Augusto fece restaurare vari edifici e templi dell'Acropoli di CUMA, tra cui quello che diverrà il tempio di Apollo. Apollo si distingue soprattutto per l'aspetto mantico, in virtù delI'associazione con l'oracolo sibillino. Su CUMA si accentrerà l'interesse di Ottaviano Augusto con la rivalutazione dei luoghi legati della leggenda di Enea e del culto di Apollo. Virgilio narra che Dedalo, costruttore delle ali di cera, padre dello sventurato Icaro, trovò rifugio sull'Acropoli cumana e vi fece erige un tempio ad Apollo. Ad Apollo sarebbe connessa, per i romani, la fondazione di Cuma. Pare però che la dea Demetra o Hera, fosse sin dall' origine collegata alla funzione oracolare della sibilla cumana dell'Averno. La fama dell'oracolo ebbe grande rilievo nel sistema politico-religioso romano con i Libri Sibillini. Col tempo, ormai, lo sviluppo marittimo commerciale si concentrava su Poz­zuoli : Puteoli, che divenne il porto commerciale di Roma, mentre la vicina MISENO, il più sicuro dei porti di CUMA, diventava per Roma un importante porto militare, roccaforte e scuola allievi marinai e tale rimase anche dopo la caduta dell'impero Romano.
CUMA ed il suo territorio persero la loro importanza tanto che nel 915 d.C. CUMA fu saccheggiata dai Saraceni e divenne covo di pirati. Nel 1207 d.C. CUMA fu distrutta dagli abitanti di Napoli e Aversa e liberata dagli ultimi predoni e pirati. Il ricordo di Kymè rimase nella storia.
Nelle epoche precedenti alla romana, nella vasta zona attorno a CUMA, sia lungo la costa che nell'entroterra, vennero realizzate, opere pubbliche di carattere civile e militare, insediamenti agricoli, zone commerciali ed industriali, acquedotti, fogne, cisterne, camminamenti e gallerie, fitte reti stradali, sulle quali, in seguito, gli stessi romani svilupparono le loro strade, come la via antica Domiziana aperta nel 95 d.C. e la via Appia Antica che attraversava Cuma, passava per Capua, serviva Sessa Aurunca e arrivava a ROMA.
La struttura territoriale di queste zone è ancora legata alle tipologie urbanistiche greco - romane. Ancora oggi si possono rintracciare i segni antichi dei vecchi sistemi di irrigazione attorno agli antichi tracciati stradali. L’aristocrazia romana si stabilì in quelle zone, "ove si poteva godere il silenzio e la pace di Cuma". Vennero edificate stupende e sontuosissime ville, servite dalle acque termali della vicina BAIA, dove morì nel 138 d.C. Adriano Publio Elio l'imperatore amante della cultura greca.
Della città greca Kymè si riesce ancora a intravedere l'Acropoli con lo schema urbanistico regolare e la distribuzione a terrazze sui pendii naturali sempre in rapporto con lo spazio, con una struttura intimamente ­ connessa alla configurazione del suolo, tanto cara alla cultura ellenica. La regolarità urbanistica verrà ripresa e mantenuta dai romani nella ristrutturazione della città.
Dal 1994 è in corso il "Progetto Kymè", un programma di studi e scavi finalizzato alla conoscenza di Cuma. Le nostre Soprintendenze hanno saputo conservare e valorizzare rovine imponenti e cunicoli sotterranei con parchi archeologici distribuiti in tutta la vastissima zona.
Il "parco archeologico" di Cuma, acquisito dallo Stato sin dal 1927, interessa gran parte dei resti archeologici più noti della città di CUMA :
- l'acropoli , l’agorà, i resti dei templi e delle mura greche;
- il Foro romano, il Capitolium, le Terme, il tempio con portico;
- l'Arco Felice sulla via Domiziana e tratti di strade romane;
- l’Anfiteatro romano;
- l' Antro della Sibilla, le gallerie militari ed i porti;
- le ne­cropoli con le tombe di varie epoche;
- il tempio dedicato alla dea egizia Iside sulla spiaggia antistante l'Acropoli .
o L'ACROPOLI, l’AGORÀ, i resti dei TEMPLI e le MURA GRECHE
I resti dell'Acropoli si trovano sul promontorio circondato da varie terrazze. L'acropoli era nata come roccaforte e divenne anche luogo sacro con una interessante Agorà di cui non sono rintracciabili elementi sufficienti a causa degli interventi nelle vari epoche . Sulla terrazza superiore esistono i resti di un grande santuario della dea Demetra e sulla terrazza inferiore i resti del tempio d'Apollo, ambedue restaurati in epoca romana di cui, però resta poco. L'Acropoli era circondata da mura di difesa, in vari punti crollate, di cui ci rimangono pochi ma significativi avanzi.
o IL FORO ROMANO, il CAPITOLIUM, le TERME, il TEMPIO con portico
Il Foro Romano è posto a nord dell'Acropoli nella ex palude di Licola, forse il porto nord di Cuma. Il Foro Romano era formato da una grande piazza rettangolare di 50 x 120 metri circa, con orientamento est ovest. Nel lato occidentale del Foro era stato edificato il Capitolium spostato verso sud rispettando i canoni dell'urbanistica greca, che dimostra come Roma abbia voluto conservare monumenti e viabilità esistenti nelle epoche elleniche.
I resti archeologici delle Terme del Foro, hanno l'impronta di Adriano, sono ubicati a nord ovest vicino al Foro Romano. Sono ancora visibili i resti del corridoio porticato d'accesso, la palestra, gli spogliatoi, la sala massaggi, il frigidarium, le vasche dei bagni, il tepidarium, la sudatio, il calidarium, nonchè il sistema di riscaldamento ad intercapedini hypocausta. Lastre di marmo ed intonaci dipinti, mosaici e lavori in "opus sectile" arricchivano pareti e pavimenti.
Il Tempio con portico, di 25x40 metri, risale alla prima metà del I° sec. d.C. e si trova sul lato meridionale del Foro su un alto podio con gradinata. Era circondato da un porticato con 24 colonne con pavimento in lastre di travertino. Sul lato orientale, opposto al Capitolium sono evidenti i resti di un edificio forse destinato ad accogliere l'amministrazione municipale, probabile sede di magistrati e del senato romano di CUMA, l’edificio presenta i resti di ricchi rivestimenti di marmo.
o L'ARCO detto FELICE
L’arco romano é stato realizzato nel 95 d.C. per l'accesso alla città romana, presso l'incrocio della Via Domiziana con la via Appia antica. Il lastricato della Via Domiziana è ancora molto ben conservato. L’arco, ad unico fornice alto 20 metri con tre grandi nicchie, fra due pareti di tufo è sormontato da due ordini di archi sovrapposti ed è scavalcato da un viadotto che percorreva le mura romane. Era il trionfale ingresso alla città leggendaria ed ancora fa parte di uno dei più belli scenari del mondo.
o L'ANFITEATRO ROMANO
Al di fuori della cinta muraria romana, a sud dell'Acropoli di Cuma, ci sono i resti dell’anfiteatro del quale sono visibili gli archi dell’anello superiore. La restante parte del monumento è ancora sepolta. La datazione dell’anfiteatro risale agli inizi del I sec. a.C.
o L'ANTRO della SIBILLA, le GALLERIE ed i PORTI
L' Antro della Sibilla è uno degli oracoli più celebri dell'antichità.
L'antro fu utilizzato per l'oracolo, faceva parte di gallerie, cunicoli e grotte in parte già utilizzate dai Cimmeri. Le gallerie, vennero adattate e ricostruite, sia dai greci che dai romani come passaggi militari segreti e per permettere, il collegamento, in sottosuolo, tra la città bassa di Cuma con il lago Fusaro ed il lago d’Averno e da questo, con il lago Lucrino ed il golfo più protetto di Baia e Miseno. In seguito i romani nel 38 a.C., affidando i lavori all'architetto Cocceio, allargarono tutte le gallerie, per raggiungere più comodamente il "nuovo portus julius". I cumani non avevano un porto ben protetto sotto l'Acropoli. La spiaggia sottostante lunga circa 40 chilometri, era troppo esposta alla forza tumultuosa del mare, che ancora oggi da Marina di Minturno sino a Torregàveta irrompe impetuoso sulle bellissime spiagge turistiche di quella costa aperta ricca di bella sabbia vulcanica.
I cumani sbarcavano sulla comoda spiaggia sottostante, con approdi e moli provvisori, essi, però riuscivano ad ormeggiare e nascondere le loro navi e le loro barche, in porti da loro costruiti, nella vicina palude di Licola, nel lago di Fusaro, oltre che nel più protetto lago di Miseno attraverso canali, gallerie e spostamenti tattici.
o LE NECROPOLI
Le Necropoli attorno Cuma hanno tombe riferibili a vari periodi diversi. Le più antiche sono le sepolture a cremazione, del tipo praticato ad EUBEA. Le ceneri erano deposte in recipienti chiusi da coperchi metallici, gli oggetti personali collocati intorno.
Nelle tombe maschili si sono ritrovate armi e i simboli del potere del defunto, in quelle femminili fibule e collane d'argento. Tra le sepolture più semplici e povere di corredo si riconoscono quelle per la popolazione più povera, mentre per le classi cumane più ricche si notano oggetti in bronzo ed oro di provenienza anche etrusca. Nei secoli successivi continuano le sepolture a cremazione con oggetti
di corredo meno ricchi, con la presenza di ceramica di tipo attico. Durante l'occupazione sannitica viene praticata l' inumazione con "tombe a camera"e "tombe a cassa" e lastre di tufo con oggetti funerari in oro ed argento e vasi a colori rossi e neri. Di particolare interesse é la "Tomba a tholos"sulla via Cuma Licola.
o IL TEMPIO della DEA EGIZIA
Il Tempio di Iside, di epoca Adrianea, è stato scoperto nel 1992 sulla spiaggia antistante l'Acropoli, era costituito da un podio su cui doveva sorgere il tempio ove sono stati ritrovati frammenti di pavimento e di pitture murali, avanzi di una ricca decorazione. In una vasca di detriti sono state ritrovate tre statuette, una della dea Iside, una di Osiride ed una sfinge con le teste mozzate, ora restaurate dalla Soprintendenza. Il tempio deve essere stato distrutto quando furono proibiti i culti pagani.

o Il patrimonio archeologico della zona è a gravissimo rischio, é ancora in gran parte sconosciuto ed interrato, poco valorizzato e poco tutelato a causa di "inefficaci"vincoli urbanistici, nonostante i continui sforzi delle Soprintendenze competenti di Napoli e Caserta.
I mezzi di cui dispongono le Soprintendenze archeologiche sono scarsi e non idonei ad esplorare, prelevare e tutelare i resti archeologici, tra l'altro oggetto dell'attenzione dei tombaroli che continuano ad interessarsi di tutto.
La ricerca archeologica, non può prescindere da azioni conoscitive di ampio respiro e quindi da un rapporto organico a carattere interdisciplinare con tutte le aree del sapere scientifico e soprattutto dalla collaborazione e coordinamento di tutti gli "interessati" e degli Enti pubblici responsabili del territorio. Rimane, ancora, la speranza di migliorare un "adeguato piano urbanistico" , da sviluppare in “accordo con ogni privato possessore”. Anche se l’esplorazione totale del sito è stata preclusa sarebbe auspicabile un "efficace" monitoraggio del territorio al fine di poterlo vincolare per evitarne
l' incontrollabile edificazione salvandolo da un espansione turistica pericolosa.
Dubbi e difficoltà sembrano persistere nella predisposizione e compilazione degli elenchi descrittivi necessari per le notifiche. L'identificazione, la salvaguardia dei beni archeologici, la tutela e conservazione dei beni culturali ed ambientali ha evidenziato la necessità di utilizzare strumenti innovativi di monitoraggio, sempre meno invasivi, che richiedono conoscenze, sempre più scientifiche e tecnologiche ben coordinate . Diventa ormai urgente ed inevitabile un’interazione costruttiva tra operatori umanistici, tecnici , professionisti in grado di sviluppare tematiche umanistiche e geotecnologiche con l’applicazione di metodologie innovative di indagine ed interpretazione dei contesti archeologici, compresa la ricognizione topografica, l'accurato esame della conformazione del terreno, anche con foto a raggi infrarossi ed aereofotogrammetrie nel rispetto delle esigenze amministrative territoriali.
La pianificazione, l'identificazione, la tutela e la valorizzazione dei beni archeologici hanno bisogno, però, delle relative coperture finanziarie in tempi prevedibili e programmati.
Per migliorare la fruizione di beni culturali ed aiutare a studiare e a salvaguardare meglio sia i beni archeologici che il panorama e il paesaggio naturale, sono indispensabili urgenti e consistenti finanziamenti.
Le aree archeologiche sotterranee spesso richiedono l'intervento dello speleologo. Spesso sono necessari ed indispensabili interventi urgenti di consolidamento. Il mare di Baia è ricco di reperti e ruderi sommersi il cui recupero e sola localizzazione crea problematiche molto complesse, anche a causa del bradisismo.
Ogni serio interesse per Cuma sarebbe un dovere per la civiltà e l’archeologia italiana in omaggio alla colonia che diffuse in Italia la cultura greca e l’alfabeto Calcidese, che Etruschi e Latini tramandarono alla cultura occidentale.
Nel frattempo è necessaria la pubblicazione sistematica di una cartografia completa ed aggiornata, con carte archeologiche precise.
Tale documentazione a disposizione degli studiosi contribuirebbe ad evitare il protrarsi di inesattezze facilitando la trasparenza a favore della salvaguardia dei beni, aiutando ad impedire abusi incontrollabili. o

(*) architetto

piantina del territorio

l'antro della SIBILLA piantina del territorio veduta del lago Miseno